Giorgio Panariello, dalla tv generalista alla comunicazione
Giorgio Panariello è un personaggio che deve molto al tubo catodico. Le sue “storiche” caratterizzazioni (come quella del bagnino Mario o del bambino Simone) e i suoi tormentoni linguistici entrati di diritto nell’immaginario collettivo (come “Si vede il marsupio?”) sono stati, infatti, veicolati proprio attraverso il mezzo televisivo, rigorosamente made in Rai. Panariello, dunque, come alfiere della tv generalista? Sotto un certo punto di vista, si direbbe di sì, visto che ora ha anche in programma la realizzazione di una fiction per la tv di stato, nonostante assicuri che per un po’ con il piccolo schermo staccherà la spina. Intanto si prepara a portare nei teatri “Faccio del mio meglio ancora”. Lo abbiamo intervistato.
Ciao, Giorgio, benvenuto a Comunitazione. Tu devi molto alla tv generalista: come ti poni nei confronti del pubblico?
«Il mio obiettivo è da sempre quello di far divertire la gente. In tal senso, mi fa molto piacere che il pubblico dimostri di volermi bene: probabilmente, lo fa perché percepisce che sono uno di loro. Io ho avuto la fortuna di realizzare, in passato, diverse trasmissioni di successo, ma ora ho deciso di prendermi una pausa, per sperimentare altre cose. Quindi, è certo che per un po’ non mi vedrete in tv. Vorrei dedicarmi ancora al cinema, visto che ho ricevuto molte proposte dopo “Notte prima degli esami oggi”, ma non farò un cinepanettone».
Eppure noi sappiamo che della tv non ti libererai del tutto, almeno in veste di attore…
«Beh, sotto quel punto di vista, effettivamente, no. C’è, infatti, un progetto che mi alletta in particolar modo, e si tratta di una fiction da realizzare per
Nel tuo piccolo, anche tu hai sperimentato una forma altra di televisione: è accaduto quando hai cercato di innovare il meccanismo di Sanremo. Che ricordo hai di quell’esperienza?
«E’ stata un’esperienza bellissima, anche se l’ho affrontata con uno spirito un po’ guascone: non sapevo a cosa andavo incontro, ma di sicuro ci sono andato con tutte le buone intenzioni. Alla fine mi sono reso conto che lì lo spettacolo televisivo è più importante della musica: c’è lo sport di contare più gli avverbi del presentatore che non la qualità dei pezzi. Ho anche capito che ero impreparato ad affrontare per cinque giorni tutta la complessa macchina del Festival».
Io direi che sei stato molto coraggioso ad accettare la conduzione di Sanremo, visto che parliamo di una kermesse che è uno dei simboli della tv generalista, e quindi della tv “tradizionale”…
«La mia scelta è stata precisa: non sono andato a Sanremo per dimostrare quanto ero bravo a fare il comico e quanto sapessi far ridere, ma per mettermi al servizio del Festival e delle canzoni. Questa è stata la mia idea di tv. Al tempo stesso, però, ho cercato di sperimentare strade nuove, mentre Pippo Baudo è stato più classico».
I tempi, almeno nei gusti degli spettatori, sono cambiati: il direttore di Raiuno, Del Noce, ha detto che non si possono paragonare i dati Auditel di oggi con quelli del passato, perché la tv generalista non fa più gli ascolti di prima. E lo stesso pensiero è stato espresso da Baudo…
«Mah, io ho difeso Pippo Baudo all’indomani della prima serata (che non aveva registrato ascolti esaltanti, ndr) perché sapevo bene cosa stessero provando lui e Michelle Hunziker, essendoci passato anche io. Ho semplicemente chiesto di aspettare la fine del Festival prima di giudicare».
Ma tu rifaresti Sanremo?
«Sì. Sanremo è una cosa che rifarei, anche se in maniera più oculata. Ad ogni modo, è indubbio che il Festival sia di Pippo: a Sanremo si vendono solo scarpe dalla taglia
Abbandonando temporaneamente la tv, ti sei dedicato al teatro: in “Faccio del mio meglio” hai dato spazio a nuovi monologhi e nuovi personaggi, non disdegnando però di riproporre le macchiette che ti hanno reso famoso – neanche a dirlo – in televisione…
«Direi che questo è stato uno spettacolo in divenire, perché cambiava pelle serata dopo serata. Si partiva da una serie di personaggi che il pubblico ha imparato a conoscere in tv, per poi cambiare. Lo scorso inverno siamo stati in giro per l’Italia, in particolar modo nelle province. Ora modificheremo qualcosa, mettendo anche degli inserti musicali, e in autunno ripartiremo con “Faccio del mio meglio ancora”. Tornare in teatro, per me, è come tornare a casa, al mio paese. E’ fermarsi un momento, voltarsi indietro e scoprire di essere finalmente… seguito!».
Hai mai pensato di fare satira politica in televisione?
«No, è una cosa che non mi interessa. Io voglio regalare un sorriso al pubblico, permettergli di svagarsi. Ho le mie idee e credo sia giusto tenerle per me».